News a pagamento solo per il 13% degli italiani. C’è spazio per crescere anche se il modello pay stenta a decollare. Mobile e social media i principali motori del cambiamento

La ricerca del Reuters Institute for the Study of Journalism mette in luce la disruption che sta vivendo il sistema

Non solo in Italia, ma un po’ in tutto il mondo il mondo dell’editoria e dell’informazione in generale stenta a trovare un modello che funzioni. Se nel 2012 il mercato si era mosso deciso verso l’adozione del paywall, nel 2013 la percentuale di chi ha sottoscritto un abbonamento o paga per il singolo contenuto è rimasta al palo.

E’ questo solo uno dei fenomeni di evidente disruption messi in luce dal Digital News Report pubblicato dal Reuters Institute for the Study of Journalism (RISJ) effettuata su un campione di 19mila persone di 10 paesi, Italia inclusa (sul sito http://www.digitalnewsreport.org/ è disponibile l’intera ricerca con tanto di tabelle e grafici interattivi).

Innanzitutto smartphone e social media sono il principale agente di cambiamento: il 37% del campione dichiara di leggere notizie sul cellulare almeno una volta alla settimana e il 20% accede alle notizie soprattutto su mobile. Da segnalare con rilievo il fatto che il 6% legge le notizie una volta alla settimana tramite WhatsApp (in Italia il 13%, in Spagna addirittura il 26%); Facebook è il canale più utilizzato in assoluto per accedere alle notizie, usato dal 35% del campione, seguito da YouTube e da Twitter che però nonostante la minore penetrazione dimostra un livello di engagement click maggiore.

Un’altra tendenza è l’emergere di nuovi brand globali capaci di attirare vaste audience grazie alla fruibilità su mobile e a format che viaggiano bene sui sociale media, come Huffington Post e BuzzFeed, a fianco di aggregatori come Google News, leader in Italia, Francia e Germania, e Yahoo, leader in Giappone. Tuttavia non ci sono solo notizie negative per le testate tradizionali: nella maggior parte dei paesi le persone hanno come punti di riferimento i siti delle testate consolidate (leader in Italia è Repubblica.it), ritenute più affidabili nella copertura di notizie nazionali e internazionali.

Tab risj

Venendo al tema ‘pay x news’ vediamo che la percentuale di chi paga o un abbonamento o volta per volta x leggere notizie online è ferma a livello globale all’11% (l’Italia con il 13% è sopra la media). Fatto non confortante, perché il 2013 doveva essere l’anno del decollo, tuttavia cresce la percentuale di chi si dichiara favorevole a pagare per leggere i contenuti che interessano: anche qui, dopo il 61% dei brasiliani che vivono in città, l’Italia è quella con la percentuale di favorevoli al paywall più alta con il 23% (15% la media globale).

In Italia la grande risorsa è il mobile

Riguardo all’Italia si conferma la crescita veloce del mobile. Si tratta di una grande opportunità per i brand televisivi e la stampa, anche se è ancora da trovare un modello di business sostenibile visto che quello attuale è sempre largamente basato sulla gratuità. Molto forte inoltre la componente social nella circolazione delle news: il 44% le condivide via email o social media, essenzialmente Facebook (bassa penetrazione di Twitter e Google+), mentre nonostante il boom di WhatsApp nessun editore ha ancora pensato di diffondere notizie attraverso questo canale.

 

News a pagamento solo per il 13% degli italiani. C’è spazio per crescere anche se il modello pay stenta a decollare. Mobile e social media i principali motori del cambiamento ultima modifica: 2014-06-13T10:06:20+02:00 da Redazione

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