Il giornalismo deve uscire dai suoi confini e cambiare linguaggio. Ma oggi è più avanti del mondo pubblicitario nell’ecosistema digitale

“Bisogna essere forti e trattare da posizioni di forza” sostiene Massimo Russo, condirettore di La Stampa, alla domanda se non crede che affidare i quotidiani agli Instant Articles di Facebook non sia troppo rischioso, come sosteneva David Carr.

Secondo Russo, non si torna indietro e per questo non si può neanche starne fuori. “Non abbiamo risposte, ma tante domande”, dice prima di salire sul palco per dialogare sul palco dello Iab Seminar con il direttore di Repubblica Mario Calabresi, per il quale “se sei un cacciatore di anatre devi andare dove sono le anatre: i lettori dobbiamo raggiungerli dove sono, perché sappiamo che da noi non vengono”.

Iab Seminar Mobile direttori
Mario Calabresi, direttore di Repubblica, e Massimo Russo, condirettore di La Stampa, con Marco Montemagno, founder SuperSummit

Sono convinti che il giornalismo debba uscire dai suoi confini e viaggiare, soprattutto su mobile, Mario Calabresi, direttore di Repubblica, e Massimo Russo, condirettore di La Stampa. Ma che debba anche cambiare linguaggio, adottando quello “mosso e sporco” di Vice.

Certo, il cambiamento è stato visto con terrore dai quotidiani, anche e soprattutto per la mancanza di modelli di sostenibilità economica e per una certa miopia che ha spinto i quotidiani a riproporre lo stesso contenitore originario su piattaforme diverse come il web e il mobile.

Ma Calabresi e Russo, forti anche di esperimenti che stanno modificando profondamente sia il lavoro redazionale – come le 24 ore di diretta appena realizzate da Repubblica – che i sistemi di distribuzione, sostengono che il mondo della pubblicità sia ancora un passo indietro: “la pubblicità continua a immaginare un mondo fatto di display che, per carità, va difeso ma sappiamo che non ci cambierà la vita, mentre noi raccogliamo 120mila utenti nuovi al giorno grazie a Facebook”, dice Russo che ha portato La Stampa da poco anche su Telegram dove il 90% degli utenti ha aperto il messaggio.

Tra i prossimi esperimenti, Russo dice di essere “molto intrigato dai bot, algoritmi a cui consegni istruzioni e che ti restituiscono informazioni di servizio autorevoli e immediatamente fruibili”, molto meglio delle app.

Calabresi, oltre mobile e video, vuole lavorare sul tempo, spostando il lavoro delle persone negli orari in cui è più utile, e sull’integrazione che non vuol dire “fare lo stesso prodotto su piattaforme diverse, ma fare un prodotto diverso per ogni piattaforma e in funzione del tempo di attenzione che le persone danno a ciascun dispositivo”.

Per RTI il valore è nel contenuto, i social sono canali per raggiungere utenti diversi

Far interagire sempre di più televisione e digitale è la sfida che intriga di più Emanuele Callioni, direttore prodotti e tecnologie multimediali RTI Interactive Media-Mediaset, che con Marco Montemagno ha affrontato l’argomento della TV cross-mediale. Considerato che l’80% dei telespettatori ha in mano uno smartphone mentre guarda la TV, la conseguenza, ha detto Callioni, è pensare sempre più a contenuti studiati per mobile, mentre sui social la logica perseguita da Mediaset è pubblicare teaser video invece di video on demand: quando i programmi sono particolarmente forti l’engagement social arriva fino al 20%.
Quanto al format, una delle tipologie del futuro è quella di RisingStar, il programma TV costruito su applicazione mobile, dove i social rappresentano “dei canali per raggiungere utenti diversi”.

Il giornalismo deve uscire dai suoi confini e cambiare linguaggio. Ma oggi è più avanti del mondo pubblicitario nell’ecosistema digitale ultima modifica: 2016-04-15T11:39:19+02:00 da Redazione

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