Il cibo è di moda, ma non è una moda che passa

Lo dicono la ricerca qualitativa dell’istituto di ricerche semiotiche Squadrati e l’analisi sull’evoluzione del futuro del food di Market Revolution. Tendenze che lanciano segnali per l’industria alimentare sul comportamento e le attese dei consumatori.

La peggiore recessione degli ultimi 80 anni ha lasciato il segno anche in questo, nel ritorno al cibo come rifugio, certezza, sicurezza. “Quando il denaro è poco, il cibo acquista maggiore importanza”, spiega Stefano Daelli, Strategy & Content Director di Market Revolution.

Il cibo si trasforma da valore funzionale ad espressione di sé, diventa appiglio per altre industry – dall’editoria allo sport al cinema – e cambia anche il modo in cui le aziende stanno sul mercato.

Come in USA, anche in Italia ‘food is the new fashion’, e il suo ‘Armani’ è Oscar Farinetti. Quanto alle tendenze, secondo Market Revolution se in principio il cibo è stato prima fast (anni ’70 e ’80) e poi branded (’90 e ’00), in futuro sarà sempre più artigianale.

Tra i primi ad averlo compreso ci sono le aziende della distribuzione, soprattutto all’estero.

 

Foodies e tendenze

Citando dati Nielsen dal rapporto Coop su consumi e distribuzione 2014, Squadrati ha mostrato come il cibo sia l’argomento preferito dagli italiani e come l’invasione degli chef – al netto del divismo – abbia influito anche sulle scelte di studio e di lavoro: nel 2014 le iscrizioni agli istituti enogastronomici e alberghieri sono aumentate del 5% e quelle ai dipartimenti di agraria addirittura del 40%, mentre il 50% dei giovani (fonte Coldiretti) dice che fare il cuoco o l’agricoltore promette maggiori prospettive di lavoro.

Quella del cibo ‘diffuso’ è una passione, e una competenza, fortemente abilitata dal digitale che ne permette lo scambio sociale.

A dettare la linea sono 4 target del food – veraci, gourmet, foodster e critical – che Squadrati ha identificato con il suo ‘quadrato semiotico’ e che rappresentano le punte di ciò che verrà. Si tratta di segnali non ancora mainstream, avvertono Diletta Sereni e Daniele Dodaro, co-founder e market researcher di Squadrati, ma che potrebbero affermarsi nel giro di pochi anni: anti-industrialità, autarchia, trasparenza e healthy chic potranno dare alle industrie alimentari nuove opportunità e, al tempo stesso, necessità di riposizionamento.

Tra gli esempi, l’elenco ingredienti più corto che c’è dello yogurt Yomo e la piattaforma TrovaItaliano, il sito Guarda tu stesso di Barilla e il nuovo pack dei prodotti senza glutine o bio che usano codici più sofisticati per valorizzare il piacere.

 

Il cibo è di moda, ma non è una moda che passa ultima modifica: 2015-03-10T09:40:54+01:00 da Redazione

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