L’ influence marketing è fatto di rispetto, complicità e collaborazione

Nel secondo della serie di appuntamenti di We Are Social dedicati all’innovazione e alle nuove tendenze che influenzano il comportamento dei consumatori, l’agenzia insieme con content creator e brand ha condiviso casi studio, best practice e le molte declinazioni possibili dell’influence marketing

Se gli oltre 23 milioni di visualizzazioni di ‘Papu Dance’ fanno sognare qualsiasi azienda, è meglio sapere che non ci si arriva per caso, ma grazie a un forte spirito di collaborazione tra agenzia, azienda e content creator. E alla base di tutto un rapporto di complicità con utenti e consumatori, raccontato utilizzando soprattutto il registro dell’ironia e dell’autoironia – esempi riusciti quelli di Netflix con Salvatore Aranzulla e Giovanni Mucciaccia –, un linguaggio condiviso, una dichiarazione aperta e immediata della presenza del brand e molta autonomia.

Insomma, “la componente principale del brief deve essere fate voi”, sottolinea Bruno Tecci, Strategy Director We Are Social, tirando le fila dell’appuntamento dedicato all’influence marketing con cui l’agenzia, insieme con content creator e brand, ha condiviso casi studio, best practice e le molte declinazioni possibili dell’influence marketing.

Come si diventa content creator. “Chiunque ha la possibilità di creare contenuti e mostrare il proprio talento nel fare qualcosa”, commenta Luca Della Dora, Marketing & Innovation Director We Are Social, e la lunga fase degli user generated content lo ha dimostrato. Un po’ come la storia dei The Jackal che hanno cominciato da ragazzini mentre frequentavano le medie, prendendo il prestito le videocamere dei genitori per fare il verso in cortile ai blockbuster americani. Il ‘manifesto’ dei The Jackal parla appunto di coerenza, autonomia, linguaggio, community, feedback e dichiarazione esplicita del contenuto brandizzato, ma si manifesta soprattutto nella parodia e nella fusione ironica di temi e personaggi.

Le buone pratiche tra brand e influencer le ha raccontate – in video – Alessio Gianni, Global Social Media & Digital Marketing Director, Barilla.

L’azienda ha avviato le prime relazioni con influencer nel 2012 iniziando con l’illustratrice Iaia Guardo, più nota come Maghetta Streghetta e per la sua passione per i Pan di Stelle; nel 2013 il passo avanti è stato la creazione del sito internazionale Barilla Factory sulla piattaforma User Farm e la realizzazione di campagne UGC; e ora si declina con il coinvolgimento di 6 artisti visuali internazionali chiamati a reinterpretare l’emoji della pasta in occasione della sesta edizione del Pasta World Championship, – che esce dall’ambito addetti ai lavori per arrivare al pubblico mainstream.

Barilla World Pasta Championship

Le ‘lessons learned’, ha spiegato Gianni, è che “gli influencer sono un media che permette ai brand di raggiungere audience anche vaste, ma non possono essere gestiti come un media tradizionale; che è necessario ricordare tutti i giorni che gli influencer raccontano i brand in modo sorprendente, quindi bisogna fidarsi per co-creare; e che anche l’influence marketing può essere misurato, andando oltre i basici reach ed engagement”.

L’ influence marketing è fatto di rispetto, complicità e collaborazione ultima modifica: 2017-09-21T09:52:53+02:00 da Redazione

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