Al COP21 di Parigi torna il progetto Brandalism, artisti rinfacciano ai brand la loro cattiva coscienza

600 annunci falsi out of home per denunciare l’ipocrisia del Summit di Parigi sui cambiamenti climatici

Dopo il debutto in occasione delle Olimpiadi di Londra nel 2012 con azioni di guerrilla art per chiamare brand e pubblicità a una maggiore responsabilità nei confronti delle persone, Brandalism ha preso di mira Parigi in apertura del COP21.

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Nonostante le difficoltà per lo stato d’emergenza dopo gli attacchi terroristici del 13 novembre, Brandalism è riuscito a piazzare oltre 600 annunci pubblicitari apertamente e dichiaratamente falsi per denunciare la presa di potere delle corporation anche nel dibattito sui cambiamenti climatici. Gli annunci sono stati piazzati su spazi di proprietà di JCDecaux, tra gli sponsor ufficiali del summit COP21 e prendono di mira facendone la parodia le campagne di altri sponsor tra cui Air France, GDF Suez e Dow Chemicals.

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I ‘falsi’ sono opera di oltre 80 artisti da 19 nazioni che hanno voluto dire la loro sul ruolo della pubblicità nel dibattito pubblico: “sponsorizzando il summit, grandi inquinatori come Air France e GDF Suez promuovono sé stessi come parte della soluzione, quando invece sono parte del problema”, ha detto Joe Elan che di Brandalism è uno dei portavoce, aggiungendo che è per questo motivo che i subvertiser ne utilizzano gli spazi “per sfidare il ruolo che la pubblicità gioca nel promuovere il consumo insostenibile e perché forzando i nostri desideri per prodotti che provengono dallo sfruttamento di energie fossili (la pubblicità) è complice dei cambiamenti climatici”.

Quanto al summit, Brandalism chiama la gente – nonostante la situazione eccezionale – a scendere in strada a Parigi “per contestare l’industria delle energie fossili e non lasciare il discorso sui cambiamenti climatici nelle mani dei politici e dei lobbysti che per primi hanno creato questo casino”, ha aggiunto Bill Posters, altro portavoce di Brandalism.

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Al COP21 di Parigi torna il progetto Brandalism, artisti rinfacciano ai brand la loro cattiva coscienza ultima modifica: 2015-12-01T12:29:05+01:00 da Redazione

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