Il vantaggio competitivo dell’AI non è l’hype, ma la trasformazione concreta nell’esperienza dei consumatori

Troppe innovazioni tecnologiche si schiantano nel burrone perché sono indotte, non rispondono ai bisogni degli individui e sono costruite senza una visione del futuro.

Luca Cavalli, CEO di Zenith Italia, non ha parlato solo delle opportunità che l’AI rappresenta per l’ecosistema di marketing nel corso del convegno ‘Artificial Intelligence for Augmented Human Experience’ organizzato ieri nell’ambito del gruppo di studio e di lavoro Marketing del Futuro creato con il Politecnico di Milano.

Ha ricordato invece che “il dato non è informazione”, sottolineando la priorità di intendere l’innovazione tecnologica come un supporto senza lasciarsi prendere dall’ossessione della conversione, e che più che la terminologia di marketing e le soluzioni alla ‘Minority Report’ conviene concentrarsi sulla “tecnologia abilitante che ci permette di passare dall’economia del prodotto a quella del cliente”.

Luca Cavalli, ceo di Zenith Italy

E se l’Italia ha mostra ancora un consistente ritardo, come ha ricordato Alessandro Piva, co-direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, riprendendo i dati presentati nel febbraio scorso, Andrea Bracco, Director Strategy & Consulting di Publicis.Sapient ha mostrato come l’AI applicata al marketing abbia aiutato a realizzare esperienze più interessanti per i consumatori e di maggior valore per le aziende.

L’AI come ‘Augmented Human Experience’ nei casi concreti di Publicis.Sapient

Dallo sfruttamento di 7 trilioni di data point scavati nelle esperienze di gioco di ‘Call of Duty’ che ha permesso di trovare insight per ingaggiare più a lungo i gamer e incrementare i ricavi alle interfacce conversazionali realizzate per Honda, umane ancorché AI driven, che hanno aiutato a creare un rapporto più forte con le concessionarie e da qui hanno aumentato le conversioni, Bracco ha portato una lunga serie di casi concreti, la maggior parte realizzati in USA, sottolineando come tra i primi obiettivi dell’applicazione di strumenti di intelligenza artificiale ci fosse sempre la sottrazione di frizioni nelle esperienze di interazione e uso dei consumatori, la semplificazione del percorso di scelta del prodotto, l’uso intelligente dell’upselling.

Nel rapporto tra aziende e consumatori “ci sono tante potenzialità per costruire cognitive experience, anticipare bisogni, creare nuovi servizi scalabili o molto innovativi”, ha suggerito Bracco ricordando quanto sia importante accoppiare AI e service design per migliorare i modelli di business, dimenticando l’hype intorno allo strumento per concentrarsi sulle esperienze degli utilizzatori finali.

Per esempio, come ha fatto la sede di Austin di Sapient per Tequila Patrón che nel costruire l’esperienza mixologist per i consumatori con un motore di raccomandazioni di ricette e su Amazon Echo si è solo preoccupato di abilitare l’expertise dei consumatori, non importa se clienti del brand o meno, facendo comunque crescere brand awareness e brand loyalty.

Il vantaggio competitivo dell’AI non è l’hype, ma la trasformazione concreta nell’esperienza dei consumatori ultima modifica: 2018-05-23T09:22:31+02:00 da Redazione

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