L’Italia guadagna posizioni nell’indice DESI, ma la trasformazione digitale sconta ancora varie carenze

Dalla 25ma alla 18ma posizione, sempre lontano dalle performance dei paesi in testa alla classifica (Finlandia, Danimarca, Olanda), ma non più fanalino di coda: l’Italia sta guadagnando terreno nell’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) della Commissione Europea.

Se si considerano i progressi degli ultimi anni, il ritmo del progresso è addirittura sostenuto, afferma il report notando che le questioni digitali hanno conquistato attenzione politica.

Nonostante il punteggio complessivo di 49,3, contro la media dei 27 paesi europei di 52,3, la trasformazione digitale sconta ancora molte carenze “cui è necessario porre rimedio”.

La lacuna maggiore sta ancora nell’ambito delle competenze digitali: anche se il paese sta colmando il divario rispetto all’Unione Europea, ancora oggi oltre la metà dei cittadini italiani non dispone di competenze digitali di base, la percentuale degli specialisti digitali nella forza lavoro è inferiore alla media europea e le prospettive per il futuro sono indebolite dai modesti tassi di iscrizione e laurea nel settore delle tecnologie informatiche.

PMI a bassa intensità digitale

Cresce la diffusione dei servizi a banda larga, ma ci sono carenze nella copertura delle reti ad altissima capacità, ancora molto indietro rispetto alla media UE. E crescono le PMI che hanno raggiunto almeno un livello base di intensità digitale: sono il 60% grazie soprattutto all’utilizzo di servizi cloud, mentre restano indietro in fatto di big data e intelligenza artificiale, ma in questo non sono differenti dalla maggior parte delle PMI negli altri paesi.

L’indice rileva che l’Italia sta facendo progressi anche nell’offerta dei servizi pubblici digitali e si sta avvicinando all’obiettivo del decennio relativo alla disponibilità online del 100% dei servizi pubblici principali per le imprese e i cittadini; tra questi ultimi solo il 40% degli utenti internet fa ricorso ai servizi pubblici digitali (contro una media UE del 65%), ma negli ultimi 2 anni la loro quota è cresciuta di 10 pp.

Il report ricorda il ruolo del digitale nel PNRR, cui è destinato il 35,1% dell’importo stanziato, pari a 48 miliardi di euro per la transizione digitale: nel contesto della prima richiesta di pagamento, il nostro paese ha raggiunto 51 obiettivi. La prossima tranche di finanziamento, per 6,7 miliardi, riguarderà l’appalto per tutte le misure di connettività comprese nel PNNR (Giga, 5G, Scuole connesse, Sanità connessa e Collegamento isole minori).

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L’Italia guadagna posizioni nell’indice DESI, ma la trasformazione digitale sconta ancora varie carenze ultima modifica: 2022-07-29T10:11:56+02:00 da Redazione

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