Giuseppe Mayer: la fragilità del marketing in tempi di crisi è un ritardo culturale, non digitale

Nelle prossime settimane potremmo vedere qualcosa di diverso: “Aziende giù dal piedistallo e tra le persone, capaci di usare i social con responsabilità” spiega Giuseppe Mayer, fondatore della società di consulenza Antifragile

Giuseppe Mayer

Al netto dei tempi tecnici e di un timing sfortunato, secondo Giuseppe Mayer – founder della società di consulenza Antifragile e autore di ‘Branding by Design’  – la comunicazione ai tempi del coronavirus sta rispondendo quasi come se niente fosse.

Dopo aver gestito con Ambito5 le crisi di Costa Crociere e di Barilla, Mayer ha imparato a osservare con particolare attenzione non solo le situazioni di difficoltà dei brand, ma anche la risposta dei consumatori. “Ci sono aziende, come Barilla, che si sono organizzate per cogliere anche i segnali più deboli e costruire strategie adattative; altre, troppe, vanno avanti come se niente fosse. È un peccato che tanti brand non sappiano cogliere l’occasione per riflettere su cosa fare, ora e dopo, diventando soggetti attivi in momenti di difficoltà”, commenta Mayer.

Per una Banca Etica che, con Produzioni dal Basso, mette le sue capacità al servizio lanciando lezioni gratis online per innovatori sociali o una LVMH che, in collaborazione con Menarini, riconverte una fabbrica di profumi alla produzione di igienizzante per le mani, ce ne sono tantissime che, per inerzia, non fanno alcun che, non prendono decisioni né posizioni. “In un mondo che vive in real time, più ancora che sui social, le marche non possono non assomigliare alle persone.

Invece restano nel loro ruolo di ‘icone’ e lasciano alle persone solo lo spazio per essere consumatori”, aggiunge Mayer che sottolinea invece quanto ha fatto Apple in Usa, chiudendo autonomamente i propri store, prima ancora che il governo prendesse una decisione.

“È palesemente un ritardo del marketing: per troppi anni chi se ne è occupato in azienda è stato – e sembra ancora convinto – che il brand agisca semplicemente come ‘connotatore’ delle persone, cosa non più vera da quando le opzioni di scelta si sono moltiplicate”.

Mayer è convinto che nelle prossime settimane cominceremo a vedere qualcosa di diverso. “Aziende giù dal piedistallo e tra le persone, capaci di usare i social con responsabilità e per comunicazioni di servizio, utili alla gente, anche perché da questa crisi usciremo tutti profondamente cambiati”.

Giuseppe Mayer: la fragilità del marketing in tempi di crisi è un ritardo culturale, non digitale ultima modifica: 2020-03-17T09:55:38+01:00 da Redazione

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